Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

    

( Sergio Mattarella, capo dello Stato, in una foto pubblicata nell’edizione de il Giornale di Sicilia di Martedì 6 Marzo ) 

di GIOVANNI PEPI

Adesso, dopo le dichiarazioni dei leaders maggiori,  la chiave della politica sta in una domanda. Dal voto siamo passati al vuoto, complichiamo tutto con i veti ? Il voto ha prodotto un paradosso solo parzialmente previsto. I vincitori sono visibili al di là di ogni dubbio ( infatti , caso raro, nessuno ne solleva ). Ma le prospettive sono indecifrabili e oscure. Nessuno dei vincitori ha i numeri per governare. Ma ciascuno lo vuole e procede a svolte nelle forme. Matteo Salvini, rifondatore della Lega, emerge come guida trionfante del centro destra. Smette la felpa e indossa il blazer. Parla con i giornalisti senza baldanza, annuisce , i suoi sorrisi non sono più sfottenti, i modi sono affabili e aperti. Luigi Di Maio, capo nominato, ma ora eletto , dei Cinque Stelle, accentua i modi da ragazzo cortese , lancia appelli ecumenici a tutti, ostenta aperture , chiude agli ideologismi, rimuove steccati, puntualizza i “suoi” temi come temi di tutti, non insiste sulle ” sue” soluzioni. L’uno e l’altro vogliono piacere. Non più agli elettori ma ai partiti che hanno accanto e di fronte. Sanno , l’uno e l’altro, che servono consensi non facili. Infatti Renato Brunetta, uomo autorevole del centro destra , fa riferimento esplicito ad un governo con l’appoggio “ esterno “ del Pd.

   Le svolte nelle forme, però, non disolvono la sostanza tanto difficile , quanto indigesta, che si impone. Se i vincitori non hanno i numeri, devono governare con gli sconfitti. E sconfitti e vincitori devono trovare soluzioni adeguate. Non ci sono le condizioni per governi di legislatura ed esecutivi forti. Si può ragionevolmente pensare a fasi di transito verso nuove verifiche elettorali . Alle quali arrivare con regole diverse, essendo le attualì per tutti inadeguate. Dobbiamo confidare nella competenza di Sergio Mattarella. Ma nessun Capo dello Stato , per quanto capace ( e l’attuale lo è assolutamente),    se i partiti non collaborano , può far miracoli. E’ questo il quadro in cui valutare i veti posti ora da Matteo Renzi. Ha deciso le dimissioni, ma vuole essere ancora il leader che guida il gioco. Vuol condizionare i nuovi sviluppi , decidendo di boicottare la nascita di un novo esecutivo. Vuol congelare il suo Pd ad una opposizione senza remore. Solo che così congela il paese.  “Orgoglio e precipizio”titola stamani il Manifesto. Restiamo a questo ?

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